L’intreccio della paglia

L’INTRECCIO DELLA PAGLIA

 

Nel museo di Carpi ci sono un sacco di cose molto interessanti, reperti risalenti al medioevo ma anche reperti più recenti risalenti alla prima metà del Novecento fino ad arrivare ai giorni nostri. Ciò che mi ha colpito di più sono stati i cappelli in paglia e le macchine utilizzate per intrecciare il truciolo, proprio perché sono molto più vicini ai nostri giorni e perché mi ricordavano i racconti dei nonni.

Nel passato l’intreccio della paglia era il mestiere più famoso per il fatto che di cappelli di paglia ne circolavano moltissimi fra chi lavorava all’esterno in campagna per ripararsi dal sole. E l’industria dei cappelli era fiorente, dai racconti dei nonni veniva seminato un tipo di grano che produceva uno stelo fine, apposito per cappelli molto eleganti ornati di nastrini.

Il grano doveva essere alla falciatura esente da altre erbe, poi messo con cura con la spiga in alto, alla trebbiatura, rigorosamente a mano, in cui la paglia veniva sbattuta facendo attenzione a non romperla, poi veniva recisa al primo nodo, c’era quindi l’imbiancatura: esposizione notturna alla rugiada, la sera esposta, al mattino veniva messa al riparo del sole. La paglia va bagnata prima dell’intreccio per renderla più plastica nell’uso.

 

 

 

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